Lo studio dei geni della longevità è una scienza in via di sviluppo. Studi affermano che circa il 25 per cento della durata della vita umana sia determinato dalla genetica, ma quali geni e come contribuiscono alla longevità? Mytho è un nuovo gene scoperto recentemente che aiuta a frenare l'invecchiamento e a favorire la longevità.
Un gruppo di ricercatori diretto dal prof. Marco Sandri, docente del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e Principal Investigator dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) ha identificato e caratterizzato questo nuovo gene, scoprendone i suoi meccanismi molecolari che regolano il sistema chiamato autofagia, che permette la rimozione di proteine e materiale danneggiato, migliorando l’omeostasi cellulare. Gli studi sono stati condotti sul verme Caenorhabditis Elegans, perché rappresenta un modello animale utilizzato nei laboratori di genetica per gli studi sul Dna.
La funzione della maggior parte del nostro codice genetico è ancora sconosciuta. Un esempio sono i geni che codificano le proteine, di cui più di 5mila su un totale di 20mila sono completamente sconosciuti, spiega Sandri, attivando il gene Mytho, le cellule riescono a mantenersi più a lungo in salute, mentre disattivandolo invecchiano precocemente. Agirebbe, dunque, come una sorta di interruttore della longevità. «Inoltre questo gene potrebbe essere coinvolto anche in malattie genetiche di cui non si conoscono ancora le cause.
Come si attiva
La sua attivazione e funzione è condizionata da alcuni fattori legati anche alla nutrizione e all’attività fisica, con una dieta corretta ed equilibrata, alternata al digiuno intermittente o con una semplice riduzione dell'apporto calorico giornaliero, tutto insieme a una vita fisicamente attiva, possiamo agire in maniera positiva sull’azione del gene Mytho, che a sua volta è determinante nella pulizia delle cellule.